Le esagerate aspettative per forze aeree russe spesso viste come pari eredi di quelle sovietiche, così come una generale sottovalutazione delle difese aeree ucraine, hanno concorso a produrre valutazioni semplicistiche e particolarmente ingenerose della prova offerta dall’aviazione russa nei tre anni di guerra.

Abbiamo già esaminato, nella prima parte di questo studio,1 l’attrito subìto dalle forze aeree russe dal 2022 al 2025, così come la capacità dell’apparato produttivo di rimpiazzare le perdite. Quanto segue è un’analisi critica dell’operato dell’aviazione russa nei tre anni di duro conflitto, così come delle aspettative riposte in essa da parte di commentatori, analisti e leadership, figlie di una particolare visione del potere aereo diffusasi in tempi recenti. Come nella parte precedente, l’intento è di operare un’indagine realistica, concentrata sull’operato dell’aviazione ad ala fissa. con particolare cura delle fonti – pur con i limiti imposti da una guerra ancora in corso.
Notoriamente, le forze aeree e missilistiche russe non hanno distrutto aviazione e difese aeree ucraine ad inizio conflitto, mossa che avrebbe consegnato all’aviazione russa libertà d’azione alle medio-alte quote nelle profondità dell’Ucraina. Un’impresa entrata nell’immaginario collettivo con la Guerra del Golfo e con le successive campagne di bombardamento NATO e statunitensi in Jugoslavia, Iraq e Libia, vedenti l’ottenimento di una indiscussa superiorità aerea sulla gran parte del territorio avversario come strada d’elezione nel condurre ogni moderna guerra convenzionale. Il fascino neo-douhettiano del dominio dell’aria, di guerre condotte e vinte colpendo impunemente dal cielo, è profondamente presente nella recente storia militare occidentale:2 come leggere questo apparente fallimento russo?
SEAD e dominio dell’aria
Volgiamo brevemente il nostro sguardo ai più significativi casi storici, che tanto hanno influenzato l’immaginario collettivo negli ultimi decenni. Evidente è come alla base dell’ottenimento di tale indiscussa supremazia aerea vi sia una campagna di soppressione e distruzione delle difese aeree (SEAD e DEAD) dalla durata di settimane, o persino mesi: è quanto accaduto nella Guerra del Golfo del 1991, nella fase preparatoria dell’invasione dell’Iraq del 2003, nel corso dell’intera operazione in Jugoslavia del 1999. Poiché il piano d’invasione russo del 2022 aveva l’ottenimento della sorpresa ad ogni livello come ingrediente imprescindibile, nonché la rapidissima penetrazione del territorio ucraino, il tutto volto ad evitare la degenerazione in un conflitto convenzionale di medio-lunga durata,3 esso non poteva prevedere una campagna aerea preparatoria dalla durata di settimane – la quale avrebbe, inevitabilmente, dato tempo alle forze armate ucraine di mobilitare, agli alleati atlantici di inviare aiuti o minacciare interventi.4 Operazioni SEAD/DEAD russe avrebbero dovuto essere condotte simultaneamente con l’invasione, condensate in una finestra temporale ben ridotta.

Proprio le peculiari intenzioni russe nel febbraio 2022, evidentemente ben lontane dal prevedere un lungo e sanguinoso scontro con forze armate ucraine mobilitate e schierate in un fronte di un migliaio di chilometri, permettono un primo parallelo storico. L’operazione Danubio, l’invasione della Cecoslovacchia “revisionista” da parte di forze del Patto di Varsavia nel 1968, offre infatti un’interessante prospettiva su quanto l’Operazione Militare Speciale possa essere stata influenzata da tale impresa – ovvero, dalla rapidissima applicazione e dimostrazione di una travolgente forza militare, tale da scoraggiare la reazione della leadership avversaria e ottenere un cambio di regime evitando una guerra guerreggiata. Non solo: nell’invasione della Cecoslovacchia assistiamo all’unica significativa operazione SEAD messa in atto dai sovietici durante la Guerra Fredda – un’azione coronata dal successo, nonostante non fosse lanciato alcun missile. La notte del 20 agosto 1968, una ben concertata azione di velivoli da ricognizione e guerra elettronica sovietici, coordinati da uno dei primi AWACS, accecò con efficace jamming i radar di preallerta delle difese aeree cecoslovacche.5 Ciò, unito al dispiegamento e mantenimento di un estensivo corridoio di chaff per schermare dozzine di velivoli da trasporto truppe e caccia di scorta,6 permise la rapidissima ed indolore inserzione di due divisioni di forze aviotrasportate in aeroporti chiave del Paese – raggiunte in poche ore da colonne di truppe meccanizzate dilaganti dai confini – contribuendo a mettere la leadership cecoslovacca di fronte al fatto compiuto. D’altra parte, l’operazione Danubio, con i comandi politico-militari cecoslovacchi decisi a non ostacolare militarmente l’incursione degli eserciti socialisti alleati, poco aiuta a comprendere la complessità dell’ottenere il dominio dell’aria su un Paese non solo bene armato, ma con forze armate ben intenzionate a battersi.

Fondamentale è valutare l’effettiva capacità delle forze armate russe del 2022 nel portare a termine una missione enormemente più complessa delle campagne SEAD storiche precedentemente citate. Buona parte delle valutazioni dell’operato delle forze aero-missilistiche russe nell’invasione dell’Ucraina non considerano le effettive forze a disposizione di Mosca e di Kiev, oltre a fattori cruciali come il terreno, le dimensioni del paese, il ruolo dell’intelligence occidentale, ostinandosi ad adottare come metro di giudizio campagne aeree in precedenti conflitti dai rapporti di forze oltremodo sbilanciati. In realtà, proprio uno sguardo critico alle suddette campagne SEAD aiuta a mettere nella giusta prospettiva le difficoltà dell’impresa russa.
Nel 1991, la coalizione a guida statunitense schierava quasi 1900 velivoli da combattimento contro le forze irachene, le quali potevano opporre 102 caccia, e 120 batterie missilistiche antiaeree: l’estensivo arsenale missilistico antiaereo di Saddam – il più formidabile della regione – era nondimeno privo di sistemi SAM a lungo raggio, e in buona parte composto da sistemi obsoleti o compromessi dall’impiego in precedenti conflitti. A dispetto del gran numero di batterie in servizio, ampie zone del vasto territorio iracheno risultavano completamente scoperte. Nonostante tale profondo squilibrio, l’impiego di 110 velivoli specializzati per missioni SEAD8, il contributo di centinaia di missili da crociera statunitensi, un clima ed un terreno desertico particolarmente favorevole per gli attaccanti,9 ci vollero cinque settimane di incessanti bombardamenti prima di lanciare l’invasione terrestre. In poco più di un mese, le perdite della coalizione causate dalle difese avversarie ammontarono a 38 velivoli distrutti e 48 danneggiati:10 come metro di paragone, nel medesimo lasso di tempo di Operazione Militare Speciale le forze aeree russe avrebbero perso 22 velivoli, a fronte di una quantità di sortite enormemente inferiore.11

Il caso della Guerra del Golfo, che al lettore potrà apparire dal risultato largamente predeterminato, è il meno sproporzionato tra quelli in questione. La successiva invasione dell’Iraq del 2003 vide una campagna aerea preparatoria lunga – di fatto – quasi dodici anni, durante i quali le forze aeree statunitensi e britanniche lanciarono centinaia di migliaia di sortite sul territorio iracheno, nelle due no-fly zones sancite dall’ONU coprenti il 62% del paese. La coalizione, che inizialmente schierava circa 200 velivoli da combattimento, passò via via ad azioni maggiormente offensive – nel dicembre 1998 furono lanciati su obiettivi iracheni più missili da crociera che nell’intera Guerra del Golfo12 – sino a sfociare in una vera e propria campagna di soppressione e distruzione delle difese aeree irachene dall’estate del 2002.13 Quando a marzo 2003 fu lanciata l’invasione terrestre, il contingente aereo degli attaccanti era lievitato a 790 velivoli da combattimento14, di cui 82 specializzati in operazioni SEAD;8 al contrario del 1991, nel 2002-2003 la reazione di quanto rimaneva di aviazione e difese aeree irachene, menomate nel conflitto precedente e compromesse da un decennio di sanzioni, fu eccezionalmente blanda.
L’operazione Allied Force, la campagna di bombardamenti NATO sulla Jugoslavia del 1999, evidenzia più di ogni altra la complessità di tali imprese. Anche in questo caso, gli attaccanti godevano di forze qualitativamente e numericamente preponderanti. con 334 velivoli NATO schierati alla vigilia dell’attacco,15 che lieviteranno fino a raggiungere circa 1000 velivoli complessivi,16 di cui 127 specializzati per missioni SEAD.8 Tale armata aerea si trovò ad affrontare 16 MiG-29 Jugoslavi parzialmente operativi, mentre alle unità da caccia dotate di 48 vecchi MiG-21 fu generalmente proibito di affrontare gli stormi NATO.15 Le difese aeree terrestri jugoslave – molto meno numerose di quelle irachene nel 1991, consistenti in sistemi sovietici similmente obsoleti e prive di sistemi a lungo raggio – potevano tuttavia contare su un efficace e resiliente sistema di controllo centralizzato, su un terreno favorente la mimetizzazione, soprattutto su personale competente e comandi capaci di tattiche poco ortodosse. Realizzata l’enorme inferiorità tecnica e numerica del proprio arsenale, i comandi Jugoslavi diedero priorità alla sopravvivenza dei propri sistemi antiaerei – sfruttando mobilità, mimetizzazione, uso di esche e un ben condotto controllo delle emissioni radar – optando per una campagna di guerriglia antiaerea, orchestrando imboscate e ingaggiando in condizioni favorevoli.

Nonostante ciò non impedisse le incursioni sul Paese, risultò in una campagna aerea enormemente più dispendiosa: le forze NATO fallirono difatti nel degradare a sufficienza la rete radar-missilistica avversaria nei primi giorni di attacchi, dovendo fare i conti con la minaccia SAM Jugoslava per tutta la durata delle operazioni. Ciò vide costanti operazioni SEAD affiancanti le azioni di bombardamento – con un massivo dispendio di armi antiradar HARM, maggiori consumi e usura dei mezzi – e rese necessaria l’espansione del contingente aereo NATO, oltre a vedere una campagna dalla prevista durata di alcuni giorni prolungarsi per due mesi e mezzo.17 Le difese aeree Jugoslave non riuscirono ad infliggere perdite numericamente importanti, distruggendo due velivoli NATO e danneggiandone almeno altri quattro, oltre a decine di droni e missili da crociera. D’altra parte, esse operarono il celebre abbattimento di un velivolo d’attacco stealth F-117 statunitense, oltre al danneggiamento di un secondo esemplare.18 Alla fine del conflitto, le forze Jugoslave lamentarono la distruzione (prevalentemente al suolo) di gran parte delle forze aeree, il danneggiamento di 7 battaglioni antiaerei S-125 Neva (su 12 in servizio) e 7 batterie SA-6 Kub (su 20 in servizio), e la distruzione/danneggiamento di gran parte dei radar di preallerta nazionali. Nonostante l’indubbio ruolo della campagna aerea nel precipitare gli esiti del conflitto, le forze aeree NATO riuscirono ad infliggere danni materiali molto limitati all’esercito Jugoslavo.
Le difese aeree ucraine nel 2022
Alla vigilia dell’invasione russa, le forze armate ucraine potevano contare sull’estensiva rete di difese aeree ereditata dall’URSS, che cedette al neonato stato ucraino l’intera 8a Armata di Difesa Aerea, più parte della 2a spartita con la Bielorussia. Nonostante decenni di tagli alla spesa abbiano visto buona parte dell’immenso arsenale venire dismesso, esportato o persino passare in mani russe con la defezione di varie unità in Crimea, nel febbraio 2022 l’Ucraina poteva ancora contare su temibili difese aeree terrestri – grazie anche al processo di riarmo successivo alla crisi del 2014, che ha visto riattivare e aggiornare diversi sistemi sovietici.

Oltre a 70-95 caccia MiG-29 e Su-27, le difese aeree di Aviazione e Esercito schieravano circa 30 batterie SAM mobili a lungo raggio20 S-300P, 3 batterie SAM mobili a lungo raggio S-300V con capacità antibalistiche, circa 72 sistemi mobili a medio raggio Buk-M1, alcune batterie di SAM semi-statici a corto raggio S-125, circa 80 sistemi SAM mobili a corto raggio tra Osa-AKM, Strela-10, Tor-M e Tunguska, più migliaia di missili antiaerei spalleggiabili Igla schierati dalle fanterie.21 In aggiunta, in seguito all’invasione su larga scala russa l’apparato militare-industriale ucraino sembra essere riuscito a riattivare almeno un sistema a lungo raggio S-200V/M. Si tratta di un arsenale antiaereo sulla carta formidabile, secondo in Europa solo a quello russo: basti pensare che, alla vigilia dell’invasione, l’Ucraina schierava più batterie antiaeree a lungo raggio di tutti gli stati NATO-europei messi insieme.

In quanto erede di una delle più importanti Repubbliche costituenti l’Unione Sovietica, l’Ucraina ha nel 1991 messo le mani su una rete di difesa aerea integrata che, al tempo, schierava sistemi antiaerei tra i più moderni del pianeta: se con il passare dei decenni le capacità di questi sistemi sono state superate – Kiev, al contrario di Mosca, non ha saputo modernizzarli significativamente – essi rappresentano ancora oggi armi temibili, specie contro velivoli non-stealth. Utile è un rapido esame delle potenzialità delle difese aeree ucraino-sovietiche: a tal riguardo, le capacità antimissile sono state già esaminate in un precedente studio.23
Nel 2022, gli S-300P formavano il nerbo delle difese aeree ucraine; i modelli ereditati dall’URSS S-300PT-1 e S-300PS possono colpire velivoli a media e alta quota fino a 75km, o fino a 90km con l’uso di più rari intercettori sovietici 5V55RD;24 i sistemi sono efficaci contro missili da crociera subsonici finanche bassa quota – ma sono meno efficaci contro missili cruise supersonici e, di norma, non possono ingaggiare missili balistici. Al 2014, le forze armate ucraine disponevano di circa 3000 missili intercettori per S-300P ereditati dall’URSS, e soggetti a programmi di rimodernamento locali per estenderne la vita utile:25 come metro di paragone, dal 1980 al 1990 l’intera produzione statunitense di missili antiaerei Patriot è stata di 4000 esemplari.26 Quanto agli S-300V ereditati dall’Ucraina, si tratta di sistemi ancor più performanti, che estendono la gittata di intercettazione di velivoli in avvicinamento a 100km, offrono superiori capacità contro missili da crociera subsonici e supersonici e, crucialmente, sono in grado di intercettare missili balistici a corto e medio raggio: sfortunatamente per Kiev, nel corso dell’invasione russa la carenza di munizionamento ha grandemente ostacolato l’impiego dei pochi S-300V mantenuti in servizio.

I numerosi sistemi a medio raggio Buk-M1 in linea nel 2022 svolgevano un ruolo altrettanto centrale, seppur con modalità d’impiego differenti rispetto agli S-300. Capaci di intercettare velivoli fino a 35km e missili da crociera fino a 25km,27 il vero punto di forza dei Buk è la mobilità e il basso profilo: ogni singolo veicolo lanciamissili si muove su cingoli e può lanciare e guidare autonomamente i suoi intercettori con il radar di guida integrato. Ciò permette ad ogni batteria di ingaggiare diversi bersagli simultanei e da differenti direzioni, oppure a singoli veicoli lanciatori (TELAR) di operare indipendentemente sul campo di battaglia – a patto di ricevere informazioni su bersagli incombenti da fonti esterne, o di scovarli in autonomia con le limitate capacità di ricerca del radar di bordo. Proprio questa capacità di operare in maniera indipendente risulterà preziosa, con i Buk che diverranno pericolose piattaforme per imboscate antiaeree contro i Sukhoi russi, rimanendo nascosti a radar spento fino al momento più propizio. Al 2014, risultavano in inventario circa 1400 missili per Buk-M1, anch’essi soggetti a programmi di rimodernamento da parte dell’industria ucraina.25

Gli Osa-AKM ucraini sono sistemi ancora più indipendenti e versatili, con ogni singolo TELAR dotato di radar di ricerca e di guida: se la gittata limitata a soli 10km li rende un pericolo solo per velivoli russi particolarmente temerari, essi risultano efficaci contro droni – anche grazie ad un utile sensore elettro-ottico, che in favorevoli condizioni metereologiche permette ingaggi a radar spento, senza rivelare la propria posizione.29 Quanto ai rimanenti sistemi antiaerei a corto raggio ucraini, i rari Tor e i più diffusi Strela-10 e Tunguska, troveranno similmente prevalente impiego a contrasto di droni suicidi Shahed, droni d’osservazione Orlan e, talvolta, missili da crociera subsonici. Gran parte dei sistemi a corto raggio mobili verranno impiegati nelle brigate dell’esercito, lungo la linea del fronte.Alle citate difese aeree mobili, si affiancavano nel 2022 alcune batterie di SAM semi-statici a corto raggio sovietici S-125 Neva, riattivate negli anni precedenti, di cui alcune probabilmente ammodernate. Gli S-125M/M1 ereditati dall’URSS ingaggiano velivoli e missili da crociera in avvicinamento fino a 17km di distanza,30 mentre i sistemi aggiornati localmente allo standard S-125-2D estendono la massima gittata d’ingaggio a quasi 27km.31 Si tratta di sistemi obsoleti, prevalentemente utili contro droni e missili cruise, nonché resi celebri dall’abbattimento nel 1999 di un velivolo stealth F-117 statunitense in Jugoslavia.
Una menzione speciale meritano i sistemi a lungo raggio S-200 ucraini, dismessi non senza polemiche nel 2013, la cui parziale reimmissione in servizio successiva all’invasione del 2022 – supposta ma non comprovata – aiuterebbe a spiegare alcuni celebri abbattimenti di velivoli russi avvenuti a grandissime distanze dalla linea del fronte. Gli S-200V/M ereditati dall’URSS erano sistemi largamente statici e voluminosi, lancianti intercettori lunghi undici metri e propulsi da pericoloso propellente liquido, ma capaci di raggiungere bersagli di grandi dimensioni – quali AWACS, bombardieri e velivoli cisterna -all’impressionante distanza di 255km32 o persino 300km.33


La difesa aerea ucraina poteva contare su una significativa infrastruttura di comando e controllo sovietica, capace di integrare le varie componenti della rete di sensori e batterie missilistiche, che già nel 2014 includeva più di 15 centri di comando mobili automatizzati. Inoltre, un gran numero di radar di preallerta garantivano la copertura della quasi totalità del territorio nazionale, con notevole ridondanza: nel 2014 risultavano operativi 78 siti radar di preallerta o acquisizione bersagli,34 cui si aggiungeranno diversi radar prodotti o modernizzati dalla ditta Iskra di Zaporiggia negli anni successivi.
Contrariamente all’Iraq del 1991 e del 2003, e alla Jugoslavia del 1999, l’Ucraina del 2022 disponeva di un arsenale missilistico antiaereo quasi interamente composto da sistemi sovietici con ottima mobilità, fattore che ne aumenta grandemente la capacità di sopravvivere ad attacchi avversari. Tutti i sistemi a corto e medio raggio ucraini, ad eccezione degli S-125 statici, possono essere pronti a cambiare posizione in meno di 5 minuti – o, viceversa, possono passare dalla marcia allo schieramento nel medesimo lasso di tempo. Persino i voluminosi sistemi a lungo raggio della famiglia S-300, dove ogni batteria conta fino ad una ventina di veicoli, sono sorprendentemente agili: le batterie di S-300V e S-300PS ucraini sono pronte al cambio di posizione in 5 minuti, mentre i più vecchi S-300PT-1 necessitano di 15-30 minuti35 – a patto che non siano in utilizzo gli alberi impiegati per sopraelevare i radar, il cui montaggio e smontaggio richiede tempistiche maggiori. Dopo aver raggiunto una nuova posizione, le batterie S-300PT/PS possono tornare operative in 5 minuti, ma con grandemente ridotte capacità di rilevamento dei bersagli: il rischieramento completo dei radar della batteria, necessario per la piena operatività, richiede infatti 60-120 minuti. Le rare unità ucraine dotate di S-300V non soffrono di queste limitazioni.36

Non va infine dimenticato l’importante ruolo svolto da piattaforme di intelligence NATO nel supportare le azioni della difesa aerea ucraina, sebbene sia ancora presto per indagarlo in dettaglio. Particolarmente cruciale è risultata la trasmissione ai comandi ucraini dei rilevamenti radar e di intelligence elettronica da parte di velivoli da ricognizione NATO costantemente in orbita ai confini del Paese – con sensori potenzialmente capaci di coprire il Mar Nero, la Crimea, nonché buona parte di Ucraina centro-occidentale e Bielorussia. URSS e Russia hanno lungamente sviluppato armamenti studiati per minacciare sulle lunghissime distanze queste vitali piattaforme aeree d’intelligence NATO che, per ironia della Storia, risultano tanto preziose quanto intoccabili nel conflitto russo-ucraino. Non è oggi chiaro se e da quando i comandi della difesa aerea di Kiev abbiano potuto ricevere la trasmissione in tempo reale di rilevamenti di AWACS e velivoli ISR NATO: ciò che è certo è che anche una condivisione parziale e con metodi improvvisati di informazioni relative a posizioni, sortite e lanci di missili da parte delle forze aero-missilistiche russe ha facilitato l’operato delle difese aeree ucraine – in particolare, permettendo di ridurre l’uso ed esposizione alle azioni avversarie dei propri radar di preallerta, facilitando l’orchestrare di “imboscate antiaeree” contro velivoli russi, garantendo maggiore preavviso a militari e popolazione di fronte ad attacchi missilistici, nonché parzialmente vanificando il jamming russo di radar ucraini.
Limiti e capacità delle forze aeree russe
Ad inizio 2022, VVS e aviazione navale russa schieravano, in tutta la Federazione, 252 intercettori e caccia da superiorità aerea, 356 caccia multiruolo, 246 bombardieri tattici38, 180 aerei d’attacco al suolo e 135 bombardieri strategici/a lungo raggio, per un totale di circa 1170 velivoli da combattimento. Un’armata aerea apparentemente temibile – pur rimanendo solamente un ottavo di quanto schierato dai sovietici ancora nel 1988 39 – la cui forza numerica, tuttavia, nasconde profonde criticità, specie nello scenario di una campagna volta ad ottenere il dominio dell’aria contro un avversario competente e dotato di estensive e integrate difese aeree terrestri.

La prima considerazione è che le forze aeree russe del 2022 – al contrario delle antenate sovietiche e di alcune forze aeree NATO – non disponevano di velivoli specializzati per operazioni SEAD, pur schierando centinaia di duttili caccia e bombardieri capaci di impiegare armi antiradar: ciò si traduce nella probabile carenza strutturale di piloti addestrati per tale complessa missione. Inoltre, con soli 4 Su-57 in servizio ad inizio 2022 ed equipaggi inesperti,41 la VVS non disponeva di una componente di velivoli stealth impiegabile ad inizio invasione – un elemento chiave delle operazioni SEAD/DEAD condotte dalla NATO in Iraq e Jugoslavia.
Dobbiamo poi rimuovere dal contingente russo i caccia MiG-29, dall’autonomia troppo limitata per operazioni in profondità, e i MiG-29K e Su-33 imbarcati, evidentemente inutilizzabili nel teatro ucraino. Tuttavia, il maggiore ostacolo risiede nei limiti della flotta di moderni Sukhoi multiruolo, nerbo delle forze aeree di Mosca. Sebbene i caccia multiruolo Su-27SM, Su-30SM e Su-35S russi possano impiegare un’ampia gamma di armi aria-terra di precisione, inclusi missili antiradar efficaci nella soppressione delle difese aeree, essi hanno notevoli difficoltà a identificare e ingaggiare, da distanza di sicurezza, bersagli terrestri mobili e/o non emittenti – quali lanciatori, veicoli comando e radar semoventi delle batterie antiaeree ucraine – fattore che ne limita l’efficacia in una campagna volta alla distruzione delle difese aeree avversarie. Oltre ai limiti di sensori e armamenti che esamineremo a breve, solamente i Su-30SM presentano una configurazione biposto, potendo dedicare un membro dell’equipaggio alla ricerca ed ingaggio di bersagli terrestri – impresa più complessa per piloti di Su-27SM e Su-35S. In aggiunta, nelle forze aeree russe non è documentato alcun significativo impiego di esche trainate, una misura capace di ridurre la vulnerabilità ad armi a guida radar, frequentemente impiegata da aviazioni NATO. A tal riguardo, è interessante notare come modelli di esche trainate russe siano stati proposti per il mercato estero, almeno dal 2009.42

Come è facile immaginare, ingrediente chiave in un’operazione SEAD/DEAD di successo è una efficace e duratura ricognizione delle difese aeree avversarie. Le principali piattaforme da ricognizione aerea ed elettronica russe schierate all’inizio del conflitto – i ricognitori tattici Su-24MR, gli Il-20/22 da ricognizione elettronica e gli AWACS A-50U – garantivano alle forze aeree strumenti capaci di localizzare efficacemente radar di preallerta e difese a medio e lungo raggio ucraine emittenti, ma solo una limitata capacità di individuare la posizione di unità antiaeree e radar non-emittenti. I Su-24MR, con il loro radar ad apertura sintetica, scandagliano aree di terreno fino a 28km di distanza,43perpendicolari alla direzione del velivolo: tuttavia, la limitata risoluzione ostacola l’identificazione di singoli veicoli, mentre la gittata limitata e il profilo di volo a media quota espongono a difese aeree a medio e lungo raggio.
Le informazioni relative ai bersagli terrestri individuati dalla ricognizione potevano poi essere disseminate, con una certa latenza, ai velivoli in volo interessati, grazie ai sistemi di datalink delle forze aeree russe. A tal riguardo, è probabile che nel 2022 risultasse solo parzialmente operativo il nuovo sistema di datalink russo OSNOD, limitato ai velivoli più moderni quali Su-30SM244, Su-35S, Su-34, Su-5745 e Tu-160M2,46 coesistente con il più vecchio datalink TCS-2M di origine sovietica. Il datalink TCS-2M, compatibile con ogni piattaforma delle VVS, è un sistema ormai datato, che nondimeno garantisce collegamenti tra centri di comando terrestri e velivoli, così come tra AWACS e velivoli. Le comunicazioni avvengono via segnali radio HF/VHF e sono limitate all’orizzonte; la banda particolarmente ristretta permette la trasmissione di coordinate, di tracce radar, o di brevi messaggi testuali – non immagini o riprese in tempo reale. Un serio ostacolo è la limitazione del TCS-2M al collegamento di non più di 20 terminali in una singola rete. Il nuovo sistema OSNOD offre trasmissioni più sicure, tra molti più terminali e con una larghezza di banda enormemente maggiore, grazie all’impiego di trasmissioni radio UHF e satellitari; vedrà inoltre l’unificazione con terminali impiegati da esercito e marina.46 L’introduzione solo parziale del datalink OSNOD nelle forze armate russe aiuterebbe a spiegare molte delle difficoltà incontrate dall’aviazione: un continuato uso del TCS-2M ostacolerebbe, ad esempio, il coordinamento tra numerosi velivoli, necessario in operazioni SEAD su larga scala.

Di fronte ad un avversario competente, dedito a sfruttare la mobilità dei sistemi SAM sovietici e ridurre al minimo l’impiego attivo dei radar, risultava quindi importante la capacità dei velivoli attaccanti nell’individuare ed identificare in autonomia tali bersagli sfuggenti, dopo averne ricevuto l’ubicazione – di norma approssimativa, non aggiornata o persino solo sospettata – tramite datalink. Mancando di performanti sensori di puntamento ad-hoc, i caccia multiruolo e i bombardieri tattici russi sono dipendenti dai sensori IRST e dal radar di bordo per l’identificazione in tempo reale dei citati obiettivi terrestri. Nei caccia russi, il sensore IRST è posizionato di fronte all’abitacolo e ottimizzato per ricerca e tracciamento di velivoli, con una limitata deflessione che rende complicato scandagliare il terreno sottostante: i moderni IRST russi possono individuare veicoli terrestri fino a ~15km ed identificarli fino a ~10km,48 così come designarli con un laser di puntamento entro 10km (Su-30SM)49 o 30km di distanza (Su-35)50, di giorno e di notte ma solo in condizioni atmosferiche ottimali. I radar dei caccia Sukhoi, potenti ma specializzati per il ruolo aria-aria, permettono di individuare colonne di veicoli in movimento fino a 50km (Su-30SM)51 o 70km (Su-35S)52; mentre l’identificazione di singoli veicoli terrestri, distinguendone la silohuette, può avvenire solo a distanze ben più ravvicinate 53. Ne consegue che, con ogni probabilità, i sensori dei caccia multiruolo russi in linea nel 2022 garantivano modeste capacità di identificare in autonomia veicoli terrestri, con buone condizioni meteo, solamente in un cono frontale profondo 10-30km – di norma correlando le rilevazioni del radar con le immagini dell’IRST. Una distanza che, unita alla media quota imposta dai limiti sensoristici, avrebbe posto i Sukhoi pericolosamente a tiro di eventuali difese aeree a lungo e medio raggio ucraine coprenti l’obiettivo. Ingaggi a distanze superiori, o con meteo non ideale, sarebbero stati possibili ma con efficacia ridotta dall’impossibilità di identificare il bersaglio.

Se il bersaglio individuato è in movimento, o potrebbe spostarsi durante l’attacco, i caccia multiruolo russi possono ingaggiarlo da distanza con armi a guida elettro-ottica, oppure a guida laser. I missili della serie Kh-29 sono i più comuni: i Kh-29T e Kh-29TD a guida elettro-ottica si guidano autonomamente dopo il lancio, permettendo immediate manovre evasive al pilota attaccante. L’aggancio del bersaglio può avvenire fino a 10km (Kh-29T) o 20-30km (Kh-29TD), ma solo di giorno e in buone condizioni metereologiche. Tuttavia, essi sono concepiti per agganciare bersagli voluminosi, statici o al più in lento movimento – come navi, edifici e ponti; la loro gittata e precisione contro più piccoli e mobili componenti di batterie antiaeree è certamente più limitata. I Kh-29L, a guida laser, possono seguire efficacemente obiettivi in movimento di giorno e di notte, ma hanno una gittata di soli 10km e necessitano dell’illuminazione del bersaglio con un apposito fascio laser per tutta la durata dell’ingaggio.54 Come è facile notare, i comuni Kh-29 russi impongono un avvicinamento al bersaglio che espone grandemente a potenziali difese aeree ucraine a medio e lungo raggio.
Nel 2022, i soli missili russi capaci di colpire bersagli mobili e non-emittenti rimanendo a maggiore distanza di sicurezza da potenziali difese aeree erano in servizio in quantità limitate. I Kh-38ML a guida laser offrono una gittata massima di 40km e rappresentano un’arma stand-off discretamente efficace, a patto che l’illuminazione del bersaglio sia fornita da un secondo velivolo, da un drone Orlan-30 o da una squadra terrestre, permettendo al velivolo lanciatore di limitare l’esposizione alle difese aeree al solo momento del lancio.54 In operazioni contro difese aeree attive, non è invece pratico per i caccia russi lanciare armi a guida laser e guidarle con il medesimo velivolo, a causa dei limiti di gittata e campo visivo degli IRST, che imporrebbero un avvicinamento prevedibile e pericoloso al bersaglio: una delle maggiori limitazioni frutto della mancanza di pod di puntamento ad-hoc. I missili della serie Kh-38M sono in servizio almeno dal 201355, ma le prime prove dell’impiego di Kh-38ML in Ucraina sono emerse solamente nel 202456, suggerendo un utilizzo limitato o nullo nel 2022.

I Kh-59M sono armi di progettazione sovietica, le sole nell’arsenale aeronautico russo del 2022 capaci di colpire, da grandi distanze, obiettivi terrestri mobili.54 Grazie ad un motore turbogetto, questi missili possono essere lanciati su bersagli sino a 115km di distanza, di cui è sufficiente conoscere la posizione approssimata o sospettata. Il sistema di guida inerziale-satellitare dirige l’arma in maniera autonoma fino a circa 10km dalla prevista zona bersaglio; a quel punto, viene attivata una camera elettro-ottica che trasmette immagini in tempo reale al velivolo lanciatore, grazie ad un apposito pod di trasmissione installato sotto un’ala. Osservando le immagini in tempo reale sullo schermo presente nell’abitacolo, l’operatore dell’arma cerca e seleziona il bersaglio da colpire con un joystick, ed il missile vi si dirige automaticamente.57 Grazie a questo sistema di guida, l’arma può essere utile per stanare sistemi antiaerei che, dopo aver fatto fuoco o illuminato brevemente con il radar, stanno cambiando posizione. Il pod di guida permette trasmissioni in ogni direzione, consentendo al velivolo lanciatore di allontanarsi dal bersaglio durante la guida dell’arma, un fattore importante per minimizzare l’esposizione alle difese aeree. I Kh-59M sono limitati ad un utilizzo diurno, ma la Russia sembra aver sviluppato e immesso in servizio una versione con sensore ad infrarossi, i Kh-59M2, di cui è emerso un limitato impiego in Ucraina dal 2022.
Se nel 2022 i caccia multiruolo russi erano fortemente limitati nella capacità di ingaggiare bersagli terrestri mobili, la flotta di Su-34 risultava meglio preparata al compito. I moderni bombardieri tattici della Sukhoi possono impiegare tutti i missili già citati, con un radar ottimizzato per il ruolo aria-superficie ma pur sempre limitato all’individuazione di veicoli terrestri in movimento a 30km.58 L’abitacolo biposto, con un membro dell’equipaggio dedicato all’impiego di armi di precisione, e un pod di acquisizione e puntamento con laser incorporato rendono i Su-34 piattaforme più efficaci nell’impiego delle armi precedentemente esaminate – specialmente per quanto concerne missili a guida laser, che possono essere lanciati e guidati dal medesimo bombardiere, seppur limitati dalle scarse capacità notturne del pod integrato “Platan”.59
Quanto ai più vecchi Su-24, essi sono fortemente limitati nelle loro capacità di identificazione autonoma dei bersagli terrestri mobili, così come nell’impiego di armi di precisione – nonostante la presenza di un pod di puntamento, che offre la capacità di guidare autonomamente armi a guida laser, ma solamente di giorno e a distanze non superiori a 10km.

D’altra parte, le forze aeree russe erano equipaggiate con armi di precisione a guida satellitare, più che capaci di ingaggiare obiettivi fissi da distanza di sicurezza – apparentemente sufficienti per una campagna aerea di breve durata, ma non per un lungo conflitto di attrito. Solamente con l’avvento dei kit di conversione per bombe UMPK e UMPB, prodotti massicciamente dal 2023, l’aviazione russa inizierà a poter sostenere l’impiego continuativo e su larga scala di armi di precisione stand-off, pur sempre limitate all’utilizzo contro obiettivi fissi. Quanto all’arsenale di missili antiradar, i russi disponevano di armi efficaci quali i Kh-31P e i Kh-58U. nonché compatibili gran parte dei caccia multiruolo e bombardieri tattici Sukhoi. Armi di concezione sovietica, sono caratterizzate da una grande gittata e velocità, tipicamente superiore a quella di coevi missili antiradar occidentali, riducente l’esposizione a difese aeree a lungo raggio.
La scarsità di munizionamento di precisione, nonché di missili capaci di colpire bersagli mobili e non-emittenti da distanza di sicurezza, ha visto i russi ricorrere a tradizionali attacchi a bassissima quota con razzi e bombe non guidate, specie nella prima fase del conflitto. Nei primi momenti dell’invasione, Su-25 e Su-34 hanno svolto in tal modo missioni DEAD, senza ottenere grandi successi; degno di nota è il bombardamento con armi a caduta libera della guarnigione ucraina accerchiata ad Azovstal, operato anche da bombardieri a lungo raggio Tu-22M. Nel corso del conflitto, la flotta di Su-25 russa ha continuato estensivamente a fornire supporto al suolo, di norma optando per lanci indiretti di razzi non guidati, imprecisi ma riducenti al minimo l’esposizione alle difese aeree avversarie.

A comportare uno schieramento poco adatto all’ottenimento del dominio dell’aria concorre la stessa impostazione dottrinale delle forze aeree russe. Nei tre decenni d’indipendenza, limitate risorse hanno prodotto una forza ottimizzata per un ipotetico scontro aereo-missilistico con la NATO, 60 basata su moderne ed estensive difese aeree terrestri integrate con caccia e intercettori. Poiché la NATO schierava in Europa formidabili forze aeree ma non estensive difese aeree terrestri, le operazioni SEAD non sono state una priorità per Mosca dal ’91 ad oggi: paradossalmente, ciò ha creato un’aviazione molto meno adatta, come armamento ed addestramento, ad affrontare difese concettualmente simili a quelle russe, quali quelle ucraino-sovietiche. Così, nonostante i piloti russi siano arrivati a godere, nel periodo prebellico, di 80-100 ore di volo all’anno – livello modesto ma ben superiore a quello dell’aeronautica ucraina – l’addestramento della componente da caccia multiruolo della VVS ha dato priorità al ruolo aria-aria difensivo in sinergia con la rete di difesa aerea terrestre, lasciando per forza di cose meno spazio alle altre missioni. Oltre a sensori ed armamento, è proprio l’addestramento dei piloti a limitare l’efficace impiego multiruolo dei Sukhoi: ad esempio, dal 2022 la flotta di Su-27SM/SM3 non ha mai mostrato l’impiego di armi aria-terra. Similmente, nonostante in Ucraina i Su-30, Su-34 e Su-35 russi vengano frequentemente impiegati in missioni SEAD, non associano quasi mai l’impiego di missili antiradar ad ulteriori armi aria-terra.
L’assalto aereo iniziale e la risposta ucraina
Alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina il contingente aereo ammassato dai russi per l’Operazione Militare Speciale non coinvolgeva che una frazione dei velivoli in forze a VVS e aviazione navale, limitato dalla disponibilità di piloti sufficientemente addestrati per operazioni SEAD e supporto al suolo in spazio aereo contestato, dalla disponibilità di munizionamento di precisione – nonché dalla massima capacità degli aeroporti e dalla necessità di evitare vistosi sovraffollamenti degli stessi, al fine di preservare l’ottenimento della sorpresa al momento dell’attacco. Complessivamente, possiamo stimare in circa 30 intercettori MiG-31BM, 12 caccia Su-27, 141 caccia multiruolo Su-35S, Su-30SM e Su-27SM, 145 bombardieri tattici Su-34 e Su-24M, 85 velivoli d’attacco al suolo Su-25SM/SM3, 28 ricognitori tattici Su-24MR e 2 AWACS A-50U la forza aerea russa direttamente schierata a supporto dell’invasione nel febbraio 2022, a cui dobbiamo aggiungere qualche dozzina di bombardieri-lanciamissili a lungo raggio Tu-95MS, Tu-22M e Tu-160, e 6 MiG-31K armati di missili aerobalistici Khinzal.61Le forze aeree russe non disponevano della preponderanza numerica che permise alle corrispettive NATO e statunitensi di ottenere il dominio dell’aria in Iraq e Jugoslavia, tantomeno considerando la forza delle difese ucraine e l’enorme estensione del Paese.

Alle 5.00 del 24 febbraio, sono proprio i missili da crociera e antiradar lanciati dalle forze aeree russe ad aprire l’Operazione Militare Speciale, in concomitanza con lanci missilistici terrestri e navali. I russi riescono ad ottenere un parziale effetto sorpresa, che vedrà l’esercito ucraino mal posizionato per far fronte all’invasione: tuttavia, grazie anche al preavviso in extremis dell’intelligence NATO, aviazione e difese aeree ucraine riusciranno ad evitare i danni peggiori durante l’attacco iniziale.62 I russi colpiscono numerosi radar di preallerta, nonché gran parte delle batterie SAM statiche S-125; eppure, solamente una unità di S-300V e alcune di S-300P ucraine vengono colte dall’attacco prima di poter cambiare posizione: la gran parte dei sistemi SAM mobili ucraini, nerbo delle difese aeree, sfuggono alla distruzione mettendosi per tempo in movimento e disperdendosi, a costo di lasciare scoperti i cieli del Paese. Quanto ai danni inferti all’aviazione avversaria, nel primo giorno i missili russi distruggono al suolo solamente 2-3 caccia/bombardieri ucraini – la gran parte riesce infatti a decollare per tempo e disperdersi. Tuttavia, vengono colpiti negli aeroporti fino a 21 velivoli non operativi:63 curiosamente, questo apparente spreco di munizionamento si rivelerà prezioso, quando la guerra diventerà pluriennale e l’aviazione ucraina sarà costretta ad attingere dai velivoli sovietici non-operativi per parti di ricambio.

Di fatto, nei primi cruciali giorni di guerra le forze russe hanno condotto con successo la soppressione delle difese aeree ucraine. Questo grazie ai danni inferti ai radar di preallerta, all’efficace impiego della guerra elettronica, al sabotaggio cibernetico del sistema di comunicazione satellitare militare ucraino, e soprattutto spingendo le citate batterie antiaeree mobili ucraine a disperdersi, cambiare frequentemente posizione ed emettere il meno possibile con i loro radar: a riguardo, si ricordi come le batterie di S-300PT/PS, fulcro della difesa a lungo raggio ucraina, operino con efficacia grandemente ridotta se costrette a frequenti cambi di posizione. Tale iniziale successo delle forze aeree russe permette assalti di truppe eliportate contro obiettivi cruciali, altrimenti impossibili. Il famoso assalto all’aeroporto Antonov – ad Hostomel. nei pressi di Kiev – vede un battaglione eliportato russo venire schierato con successo, in pieno giorno, in una delle principali basi aeree della capitale: la quasi totalità dei più di 40 elicotteri da trasporto Mi-8 raggiunge indenne l’obiettivo, seppur gli elicotteri da combattimento di scorta subiscano perdite notevoli;63 nonostante la rapida cattura dell’aeroporto Antonov da parte delle forze russe, la reazione ucraina riuscirà nel renderlo inutilizzabile. Sempre nelle prime ore d’invasione, truppe eliportate della 7a Divisione d’Assalto Aereo delle Guardie si impadroniscono della centrale idroelettrica di Nova Kakhovka, con relativa diga e strada attraverso il fiume Dnipro, nonché bacino d’ingresso del canale di rifornimento idrico per la Crimea, in uno dei successi più importanti raggiunti dai russi nell’attacco iniziale.

Con le difese aeree terrestri temporaneamente disorganizzate e fuori combattimento, l’aviazione da caccia ucraina reagisce come può alle offensive russe, pagando un caro prezzo. Per una drammatica ironia, nei giorni in cui si diffondeva il mito del “Fantasma di Kiev” – narrante di un eroico, misterioso pilota ucraino che, alla guida del proprio MiG, abbatteva velivoli russi a ripetizione – l’aviazione ucraina subiva pesanti perdite in velleitari scontri aria-aria con i superiori caccia russi. La superiorità di macchine, sensori, missili e addestramento della componente da caccia russa si manterrà costante nei successivi tre anni di duro conflitto, con l’aviazione della Federazione che non subirà praticamente alcuna perdita confermata in duelli aria-aria, a fronte di circa 17 abbattimenti confermati (al 4/2025) di caccia o bombardieri ucraini ad opera di caccia russi.63

Passato lo shock iniziale, e preservato il nerbo delle proprie forze, le difese aeree terrestri ucraine si riorganizzano rapidamente: in pochi giorni, gli S-300P tornano operativi, i Buk-M1 si disperdono per il Paese orchestrando imboscate. Sia le batterie missilistiche, che la rete di radar di preallerta, sfruttano la loro mobilità e l’abbondanza di posizioni preparate ereditate dall’URSS, cambiando frequentemente posizione, e operando un ben studiato controllo delle emissioni elettromagnetiche. L’aviazione ad ala fissa russa inizia a subire perdite ad opera delle difese a guida radar a medio e lungo raggio ucraine: quando i velivoli russi tentano di sfuggirvi operando a bassissima quota, i missili antiaerei spalleggiabili, diffusissimi nell’esercito ucraino, impongono un pedaggio pesantissimo. Le perdite si fanno rapidamente insostenibili: la sola prima settimana di marzo – che si rivelerà essere la più terribile del conflitto per le forze aeree russe – vede l’abbattimento di 10 Sukhoi e 11 elicotteri d’attacco o trasporto. L’aviazione di Mosca si ritrova evidentemente impelagata in un tipo di conflitto per il quale si scopre impreparata.
Nel primo periodo di guerra, i letali SAM al seguito delle unità meccanizzate russe che penetrano rapidamente e in profondità nel territorio ucraino si trovano ad operare in un campo di battaglia frammentato, con informazioni solo parziali rispetto a quanto accade nei cieli. Inizialmente, in alcune occasioni, tali sistemi antiaerei russi si sono mantenuti passivi, per scongiurare il fuoco amico in un contesto dove l’aviazione russa operava numerose sortite in prossimità delle unità di terra – finendo per essere preda di droni ucraini Bayraktar. Altre volte, SAM mobili russi hanno operato con imprudente aggressività, o affidandosi a sistemi di identificazione automatica amico-nemico malfunzionanti: nel 2022, almeno quattro Sukhoi e un elicottero russi sono caduti preda di fuoco amico. Un problema, almeno inizialmente, ancor più presente tra le forze ucraine, che nei primi caotici quattro giorni di guerra hanno abbattuto tre dei loro stessi velivoli, nonostante la presenza nei cieli molti più ridotta rispetto ai russi.

Di fronte alle perdite insostenibili delle prime settimane, ed alla resilienza delle difese aeree ucraine, il comando russo rinuncia rapidamente alle incursioni in profondità dell’aviazione, oltre le linee ucraine. Se ciò risulterà in perdite via via più contenute, impedirà all’aviazione ad ala fissa russa di fornire supporto e interdizione sul campo di battaglia sufficientemente efficaci ed estensivi, almeno fino all’inizio delle operazioni con bombe plananti nel 2023. Non verrà più tentata dai russi una campagna SEAD su scala significativa, ma proseguiranno per tutto il conflitto costanti pattuglie da parte di coppie di Sukhoi multiruolo, nel duplice ruolo di SEAD e CAP. Caccia multiruolo Su-30 e Su-35, tipicamente armati con missili aria-aria a medio raggio e con almeno un missile antiradar, si alterneranno in duelli da grande distanza con difese aeree ucraine, lanci a lungo raggio contro velivoli ucraini e missioni di scorta per bombardieri tattici – spesso sotto la guida di un AWACS A-50U. Nel contempo, intercettori MiG-31BM agiranno nel puro ruolo aria-aria, sfruttando il letale connubio tra alta velocità, quota elevata, radar performante e lancio di missili a lungo raggio R-33 e R-37 – una combinazione pericolosa anche per velivoli ucraini ben lontani dal fronte, più volte bersagliati e talvolta abbattuti, di norma senza alcuna possibilità di risposta da parte di caccia e difese aeree di Kiev.
La guerra d’attrito aerea nel 2023-25
Con il proseguire del conflitto, ed in particolar modo a partire dal 2023, Paesi NATO hanno fornito all’Ucraina un crescente numero di sistemi di difesa aerea, con il relativo approvvigionamento di munizioni – una misura preziosa per far fronte al progressivo esaurirsi delle scorte di intercettori per sistemi d’origine sovietica con il passare dei mesi. Abbiamo già esaminato le capacità antimissile dei Patriot PAC-3 forniti all’Ucraina in uno studio precedente, e di quanto siano state sovente esagerate dalla propaganda bellica. Ad esse si aggiunge la capacità di intercettare velivoli a lunga distanza: fino a 160km per gli intercettori GEM+ dei Patriot, secondo le stime più citate, riferite a bersagli ad alta quota e in avvicinamento. Kiev ha inoltre ricevuto due batterie di sistemi antiaerei SAMP-T italo-francesi, capaci di intercettare velivoli e missili da crociera manovranti a 50km e non manovranti fino a 100km – orizzonte radar permettendo – sebbene non progettati per affrontare i moderni missili quasi-balistici russi.65

Oltre a Patriot e SAMP-T, i paesi NATO hanno fornito moderni sistemi a corto e medio raggio IRIS-T e hanno supportato l’integrazione di alcuni Buk-M1 ucraini – ormai a secco di munizioni sovietiche – con missili statunitensi RIM-7 Sparrow surplus della Guerra Fredda, una variante nota come “FrankenSAM”. Ambedue i sistemi sono stati impiegati prevalentemente nel ruolo antimissile e antidrone.
Infine, nel 2024, sono stati consegnati a Kiev i primi esemplari dei tanto attesi caccia F-16: una fornitura dall’alto impatto mediatico, lungamente discussa nei media ucraini e occidentali, non di rado finendo per creare aspettative esagerate. Gli F-16A/B MLU ex danesi e olandesi, destinati a Kiev, appartengono alle versioni meno capaci del celebre caccia ancora in servizio. In particolare, un radar datato li vede fortemente svantaggiati in duelli con caccia russi, nonostante la fornitura di efficaci missili aria-aria AMRAAM che consentono alcune possibilità d’ingaggio: Su-30SM, Su-35S e MiG-31BM vedono più lontano, e possono colpire per primi. Tali F-16 risulteranno preziosi nel ruolo di elusive piattaforme di lancio per armi plananti, e come cacciatori di droni Shahed/Geran e missili da crociera russi – mentre, almeno fino all’inizio del 2025, eviteranno scontri con i caccia russi.
Ad uno sguardo che tenga conto dei limiti numerici e qualitativi delle forze aeree russe, e delle non indifferenti capacità difensive ucraine, risulta notevole lo svolgersi con indubbio successo, limitatamente all’ultimo anno e mezzo, della missione più importante in quello che è divenuto un lungo conflitto d’attrito terrestre: garantire esteso e continuativo supporto alle forze di terra russe. Supporto aereo efficace o persino decisivo nel sostenere difficili offensive in zone fortificate, che come abbiamo visto è frutto di un particolare adattamento: l’impiego continuativo di un gran numero di bombe plananti a guida satellitare, quotidianamente lanciate da bombardieri tattici ad alta quota e decine di chilometri di distanza dal proprio obiettivo, riducendo enormemente l’esposizione dei bombardieri all’azione delle difese aeree ucraine.

Un adattamento anzitutto tecnologico: i famigerati ed economici kit UMPK e UMPB, che convertono semplici bombe convenzionali in armi di precisione capaci di planare per dozzine di chilometri, sono stati rapidamente sviluppati e messi in produzione massiccia a guerra in corso, valorizzando l’enorme numero di ordigni sovietici non guidati presenti nei magazzini russi. Ma anche il frutto di tattiche via via perfezionate, che nel 2023-24 hanno visto numerose piccole formazioni di bombardieri Sukhoi-34/24, con la scorta antiradar e antiaerea di Sukhoi-30/3566 e il supporto di alcuni AWACS A-50U, affrontare o eludere quotidianamente difese aeree a lungo raggio basate su S-300P e Patriot PAC-3 – sistemi, questi ultimi, tra i più capaci della categoria, nonostante nel caso ucraino siano più o meno gravemente penalizzati da carenza di munizionamento o numero limitato di batterie in servizio. Buona parte dei Patriot e degli S-300 a disposizione di Kiev devono occuparsi della difesa antimissile dei principali centri urbani, ma diverse batterie rimangono a contrasto dell’aviazione russa lungo il fronte. Dalle distruzioni documentate di difese a lungo raggio ucraine, emerge come queste ultime siano tipicamente schierate 30-50km dietro linea del fronte, mentre i filmati degli attacchi russi con bombe plananti suggeriscono un tipico lancio da medio-alta quota a 35-50km dalla linea del fronte.67 Dal 2023, duelli a lungo raggio tra bombardieri tattici e scorte SEAD russe da un lato, S-300P e Patriot ucraini dall’altro, sono stati relativamente frequenti, e si sono tipicamente conclusi con i russi riuscenti nel lanciare il loro carico di armi plananti, o talvolta costretti ad abortire la missione. Solo di rado le difese a lungo raggio ucraine, incluse quelle occidentali, sarebbero riuscite nell’abbattere velivoli attaccanti a grande distanza: non sappiamo se ciò sia risultato di scarsità di munizioni o di batterie operative, dell’abilità dei russi nell’impiego delle armi plananti, dell’efficacia del jamming nel debilitare i radar ucraini, o di capacità esagerate di sistemi come i Patriot.

Secondo il ministero della difesa ucraino, da gennaio a dicembre 2024 i bombardieri tattici russi avrebbero lanciato all’incirca 30500 bombe plananti,68 di conseguenza necessitando da 7625 a 15250 sortite degli stessi69 – senza includere le sortite dei caccia di scorta, o degli stessi Su-34 impiegati in missioni antiradar.70 Durante il conflitto, i dati ufficiali ucraini si sono mostrati inaffidabili in più occasioni, come riguardo ad intercettazioni di missili e aerei russi: in questo caso, risultano ben compatibili con le dimensioni della flotta di bombardieri tattici russa, capace di sostenere per lunghi periodi 20-40 sortite giornaliere, e con la produzione mensile di bombe plananti russe, deducibile dai numeri seriali dei kit UMPK periodicamente rinvenuti al suolo – un dato, quest’ultimo, dalla ignota affidabilità. Nel medesimo periodo in esame, su 9 bombardieri tattici russi distrutti e 10 danneggiati, solo l’abbattimento di 3 Sukhoi-34 e il danneggiamento di un ulteriore esemplare possono essere ragionevolmente ricondotti all’azione delle difese aeree ucraine.71

Si tratterebbe di un tasso di attrito causato da difese avversarie decisamente basso, se confrontato con i maggiori casi storici: è infatti inferiore a quello sostenuto dall’aviazione statunitense in Corea (1 abbattimento ogni 500 sortite, in ogni tipo di missione)72 e nelle missioni di bombardamento sul Vietnam del Nord del 1965-68 (Operazione “Rolling Thunder”, 1 abbattimento ogni 320 sortite USAF, bombardieri e scorte incluse)73. Stando a questi dati preliminari, i bombardieri russi nel 2024 subirebbero persino un tasso d’attrito inferiore a quello della coalizione nei bombardamenti sull’Iraq del 1991 (1 abbattimento su 750 sortite nel Day 2, e 1 su 600 complessivo)749, nonché più simile al tasso d’attrito subìto dai velivoli NATO nelle missioni di bombardamento sulla Jugoslavia (1 abbattimento su 3500 sortite, solo velivoli in missioni d’attacco al suolo)75.
Nel terzo anno di guerra, abbiamo evidenza di una sostanziale impotenza delle difese aeree ucraine nel contrastare la più importante missione dell’aviazione avversaria: un qualcosa di non visto nella prima fase del conflitto, dove le difese aeree ucraine basate su sistemi sovietici imponevano perdite insostenibili. Nel contempo, diversi attacchi dronistici e missilistici condotti con successo sugli aeroporti russi, uniti all’accresciuta usura dei velivoli conseguente la rilocazione in basi più lontane e meglio protette, hanno imposto un maggiore attrito alla flotta di bombardieri tattici russa, che diventa significativo se si considera la ben limitata produzione annuale di Sukhoi-34. D’altra parte, qualora la flotta di bombardieri tattici russi Su-34 venisse seriamente indebolita da ulteriori perdite, l’aviazione russa potrebbe mantenere i massicci ritmi di lancio di bombe plananti impiegando in tali missioni ulteriori Su-24, così come una porzione dei caccia Su-30 o Su-35, compatibili con le UMPK/UMPB. Secondo il ministero della difesa russo, caccia Su-30SM e Su-35 avrebbero già iniziato ad impiegare bombe plananti ad agosto 2024 76

Quanto alla flotta di bombardieri strategici e a lungo raggio di Mosca, anch’essa ha notoriamente operato estensivamente nel corso del conflitto, partecipando dal 2022 alla più duratura campagna di bombardamento missilistico strategico della Storia. Sempre partendo da dati ufficiali ucraini, gli unici ad oggi disponibili, fino ad agosto 2024 i bombardieri strategici Tupolev-22M, Tupolev-95MS e Tupolev-160 russi avevano probabilmente effettuato più di 600 sortite,77 lanciando missili da crociera: ad oggi, non abbiamo evidenze di perdite attribuibili alle difese aeree ucraine. L’unico Tupolev-22M russo rivendicato come abbattuto da Kiev, sarebbe in realtà precipitato ben oltre la gittata massima di ipotetici sistemi S-200 reimmessi in servizio.78 La sostanziale impunità della flotta di bombardieri Tupolev è da attribuirsi al lancio di armi da crociera oltre la gittata dei sistemi Patriot e S-300 ucraini: solamente i Tupolev-22M, lancianti missili Kh-22/32, entrerebbero occasionalmente a tiro delle difese a lungo raggio, se intenti ad attaccare bersagli nelle profondità del paese.

Se è difficile e prematuro valutare l’impatto e la costo-efficacia della campagna drone-missilistico strategica russa sul tessuto economico, sulle infrastrutture e sul morale della popolazione, alcune considerazioni possono già essere fatte. Da un lato la notevole dipendenza dell’Ucraina dalla continua importazione di materiale bellico estero, che tanto ha complicato la condotta del conflitto, risulta un prezioso vantaggio nella misura in cui le fabbriche dei suddetti armamenti divengono un santuario produttivo, irraggiungibile dalla ritorsione avversaria – a riguardo, la recente impostazione dottrinale della Federazione Russa ben prevedeva, in un conflitto con la NATO, una campagna missilistica atta a colpirne l’apparato militare-industriale. Inoltre, possiamo affermare che i russi abbiano raggiunto un obiettivo significativo, frutto della campagna pluriennale di attacchi alle infrastrutture: il notevole indebolimento delle difese aeree ucraine lungo la linea del fronte, conseguenza della necessità di schierare numerose batterie antiaeree, nonché spesso le più performanti, in difesa di centri urbani e infrastrutture critiche nelle retrovie. Ciò, unito al massiccio consumo di intercettori antiaerei per difendersi dalla campagna drone-missilistico russa, ha contribuito a far sì che l’esercito ucraino si ritrovasse, almeno da metà 2023, sotto costante, efficace e largamente incontrastabile bombardamento aereo da parte delle forze aeree russe – inevitabilmente pagando un prezzo carissimo in termini di morale e perdite tra le fanterie.
Conclusioni
Nei tre anni di guerra, non solo il dominio dell’aria è rimasto un lontano miraggio, ma alle aviazioni dei due contendenti sono state, di fatto, precluse incursioni con caccia e bombardieri nelle profondità del territorio avversario, in uno storico successo delle rispettive difese aeree. Tuttavia, le due forze aeree hanno avuto un impatto ben differente sul conflitto. L’aviazione ucraina, per mancanza di mezzi, è rimasta limitata ad un ruolo secondario, fornendo limitato supporto al suolo con armi plananti e contribuendo all’abbattimento di droni e missili cruise russi lanciati contro le infrastrutture. Pur senza penetrare in profondità nel territorio ucraino, i caccia russi hanno mantenuto il controllo delle alte quote: ciò, unito alla costante minaccia portata da sistemi S-400, ha obbligato i velivoli ucraini ad operare, con efficacia ridotta, a bassissima quota e/o grande distanza dal fronte – al fine di limitare il più possibile l’esposizione ai caccia e ai SAM a lungo raggio russi.

Un significativo successo dell’aviazione di Kiev è stato raggiunto con i lanci di missili da crociera Storm Shadow da parte della modesta componente di bombardieri Su-24, che hanno contribuito all’allontanamento della Flotta del Mar Nero russa dalla base di Sevastopoli. Nel corso del conflitto, l’incapacità dell’aviazione navale russa nel proteggere le operazioni della Flotta, come anche nel caso dell’incrociatore Moskva affondato da missili antinave subsonici ucraini, si è accompagnata alle difficoltà della VVS nel prevenire lanci di ATACMS. Se una prolungata campagna di distruzione delle difese aeree, volta ad ottenere il dominio dei cieli, non era probabilmente prevista dal piano russo, nonché poco compatibile con le forze in campo, l’operazione SEAD/DEAD russa effettivamente operata ad inizio invasione ha ottenuto risultati modesti.
Nondimeno, nella guerra d’attrito, le forze aeree russe sono riuscite non solo a fornire estensivo ed efficace supporto al suolo con armi plananti, nonché a condurre la più estesa campagna di bombardamento drone-missilistico strategica della Storia, ma anche ad indebolire notevolmente l’aviazione ucraina – la quale, nonostante la fornitura di alcune dozzine di velivoli da parte degli alleati atlantici, ha visto perdere fino a metà della propria componente da caccia, e la gran parte dei bombardieri e dei velivoli da supporto al suolo. Come abbiamo visto nella prima parte di questo studio, tali successi & fallimenti sono costati all’aviazione russa un attrito significativo alla componente di bombardieri tattici, mentre seri danni sono stati inferti alla flotta di di velivoli da supporto al suolo ed elicotteri d’attacco. Ma le flotte di caccia multiruolo e di bombardieri strategici russe, che hanno massivamente partecipato all’Operazione Militare Speciale, vedono con ogni probabilità la propria forza largamente intatta.
FONTI E NOTE
- https://www.actabellica.it/ucraina/aviazione-russa-guerra-attrito-2022-2025-apparato-produttivo-e-perdite/[↩]
- Thomas Hippler, “Il Governo del Cielo. Storia globale dei bombardamenti aerei”, Bollati Boringhieri, 2023[↩]
- Per un’interessante interpretazione delle intenzioni russe nel 2022, vedi Mario Marinov, Interpreting the Russian Way of War. Comparative Analysis of Soviet Military Operations with Phase I Russian Operations in Ukraine[↩]
- Per una simile lettura vedi Michael Kofman, “Russian airpower in context – The first year of the war”, in Dag Henriksen and Justin Bronk, “The Air War in Ukraine – The First Year of Conflict”, Routledge, 2025[↩]
- David Francois, “Operation Danube, Soviet and Warsaw Pact Intervention in Czechoslovakia, 1968”, Helion & Co Ltd, 2020.[↩]
- Thomas Withington, “Wild Weasel Fighter Attack, The Story of the Suppression of Enemy Air Defences”, Pen & Sword Aviation, 2008[↩]
- https://orlicky.denik.cz/galerie/srpen_1968_kuta.html?photo=4[↩]
- Defeating Threat Air Defences:
The Return of the DEAD, Defence and Military Analysis Programme, 2020 [↩][↩][↩] - https://www.govinfo.gov/content/pkg/GAOREPORTS-NSIAD-97-134/html/GAOREPORTS-NSIAD-97-134.htm[↩][↩]
- Mandeep Singh, Looking Back at Iraqi Air Defences during Operation DESERT STORM[↩][↩]
- Perdite confermate visivamente e/o da altre fonti aperte (es., obituari), aggregate da The Military Watch, 2022-2025 Russo-Ukrainian War aircraft losses[↩]
- Marquis, Jefferson P., et al. “Genesis of the War.” Operation IRAQI FREEDOM: Decisive War, Elusive Peace, edited by Walter L. Perry et al., RAND Corporation, 2015, pp. 9–30.[↩]
- Suzann Chapman, “The “war” before the war”, AIR FORCE Magazine, February 2004[↩]
- Pirnie, Bruce R., John Gordon, Richard R. Brennan, Forrest E. Morgan, Alexander C. Hou, and Chad Yost. “Air Operations.” In Operation IRAQI FREEDOM: Decisive War, Elusive Peace, edited by Walter L. Perry, Richard E. Darilek, Laurinda L. Rohn, and Jerry M. Sollinger, 149–82. RAND Corporation, 2015. http://www.jstor.org/stable/10.7249/j.ctt19w72gs.13[↩]
- Dimitrijević, Bojan – Draganić, Jovica: Operation Allied Force: Volume 2 – Air War Over Serbia, 1999, Europe@War Series, Book 18, Helion & Company Limited, 2022.[↩][↩][↩]
- Da 916 a 1055, a seconda delle fonti. Vedi Brian D. Laslie, OPERATION ALLIED FORCE 1999 NATO’s airpower victory in Kosovo, Osprey Publishing, 2024 e Dimitrijević, Bojan – Draganić, Jovica: Operation Allied Force: Volume 2 – Air War Over Serbia, 1999, Europe@War Series, Book 18, Helion & Company Limited, 2022.[↩]
- Brian D. Laslie, OPERATION ALLIED FORCE 1999 NATO’s airpower victory in Kosovo, Osprey Publishing, 2024[↩]
- https://www.twz.com/37894/yes-serbian-air-defenses-did-hit-another-f-117-during-operation-allied-force-in-1999[↩]
- https://www.facebook.com/photo?fbid=1177634480870480[↩]
- I sovietici definivano gli S-300P sistemi a medio raggio, mentre in occidente sono comunemente noti come sistemi a lungo raggio. Per evidenziarne le maggiori capacità rispetto agli altri SAM in questione, in questo articolo useremo la seconda denominazione.[↩]
- Stima basata su incrocio di più fonti. Le principali: ЦДАКР, Defense Express, Щодо зниЖення (ЧастКоВоЇ Втрати) оБоронного потен Ціалу уКраЇни (протягоМ 2004-2014 рр.) [On the Reduction (Partial Loss) of Ukraine’s Defense Potential (During 2004-2014).]; e The International Institute for Strategic Studies (IISS), The Military Balance 2022, Routledge; e Tom Cooper, Edward Crowther, Adrien Fontanellaz, Milos Sipos, War in Ukraine – Volume 2: Russian Invasion, February 2022, Helion Limited, 2023, e https://geimint.blogspot.com/2009/07/ukrainian-sam-network.html [↩]
- https://youtu.be/AGnWuKT406c?feature=shared[↩]
- https://www.actabellica.it/ucraina/difesa-antimissile-1991-ucraina-patriot[↩]
- http://8oapvo.net/%D0%B7%D1%80%D0%B2[↩]
- ЦДАКР, Defense Express, Щодо зниЖення (ЧастКоВоЇ Втрати) оБоронного потен Ціалу уКраЇни (протягоМ 2004-2014 рр.) [On the Reduction (Partial Loss) of Ukraine’s Defense Potential (During 2004-2014).][↩][↩]
- https://history.redstone.army.mil/miss-patriot.html[↩]
- https://www.ausairpower.net/APA-9K37-Buk.html#mozTocId239351[↩]
- https://youtu.be/u1XOTSmcrG8?feature=shared[↩]
- https://www.ausairpower.net/APA-9K33-Osa.html[↩]
- https://www.ausairpower.net/APA-S-125-Neva.html#mozTocId239351[↩]
- https://web.archive.org/web/20150520145315/http://www.aerotechnica.ua/index.php?id=products&prod=5&prodid=46[↩]
- ПОСОБИЕ ПО ИЗУЧЕНИЮ ПРАВИЛ СТРЕЛЬБЫ ЗЕНИТНЫМИ УПРАВЛЯЕМЫМИ РАКЕТАМИ
СИСТЕМЫ С-200B (C-200) Утверждено командующим зенитными ракетными войсками противовоздушной обороны, МОСКВА ВОЕННОЕ ИЗДАТЕЛЬСТВО, 1987[↩][↩] - vedi test 1986 https://mil.in.ua/en/articles/analyzing-s-200-s-range-can-it-shoot-down-aircraft-300-km-away/[↩]
- https://geimint.blogspot.com/2009/07/ukrainian-sam-network.html[↩]
- A seconda che siano S-300PT-1 o S-300PT-1A. Vedi Adrian Ochsenbein, Das Boden- Luft Lenkwaffensystem SA-10 GRUMBLE, DTIG, 2007 e https://it.scribd.com/document/272460396/SA-10-Grumble-S-300P[↩]
- https://www.ausairpower.net/APA-SAM-Support-Vehicles.html[↩]
- https://t.me/mod_russia/27865[↩]
- Sono inclusi i 10 MiG-31K, armati con un singolo missile aerobalistico Khinzal.[↩]
- The Military Balance 1988[↩]
- https://x.com/GuyPlopsky/status/1902626479118405879[↩]
- https://www.actabellica.it/ucraina/aviazione-russa-guerra-attrito-2022-2025-apparato-produttivo-e-perdite/[↩]
- https://nevskii-bastion.ru/president-s-maks-2009/[↩]
- Yefim Gordon and Keith Dexter, Sukhoi Su-24 Fencer, Aerofax, 2005, p.50[↩]
- https://www.key.aero/article/depth-look-russias-enhanced-sukhoi-su-30sm2[↩]
- https://web.archive.org/web/20190921133406/https://www.kniitmu.ru/produktsiya-i-uslugi/nauchn-deyatelnost/conferences-and-seminars/Sborniki/%D0%BA%D0%BD%D0%B8%D0%B8%D1%82%D0%BC%D1%83%202017.pdf[↩]
- https://www.armadainternational.com/2023/06/russian-air-force-tactical-communications/[↩][↩]
- https://t.me/Hajun_BY/6201[↩]
- Vedi intervista a progettisti NIIPP nel 2007[↩]
- Yefim Gordon, Sukhoi Su-27, Midland Publishing, 2007[↩]
- https://bmpd.livejournal.com/3029961.html[↩]
- https://web.archive.org/web/20131031162046/http://www.niip.ru/index.php?option=com_content&view=article&id=8:2011-07-18-12-25-58&catid=8:2011-07-06-06-33-26&Itemid=8[↩]
- http://www.id-bedretdinov.ru/journals/articles/su-35-vysokotehnologichnyy-universal[↩]
- Il radar dei Su-30SM raggiunge una risoluzione di 3×3 metri quando impiegato verso obiettivi terrestri. Vedi Yefim Gordon, Sukhoi Su-27, Midland Publishing, 2007, p.428.[↩]
- https://web.archive.org/web/20141006142603/http://www.militaryparitet.com/nomen/russia/rocket/turocket/data/ic_nomenrussiarocketturocket/22/[↩][↩][↩]
- https://webcitation.org/6HoywwQJj?url=http://izvestia.ru/news/542941[↩]
- https://www.twz.com/air/our-best-look-at-russias-kh-38-missile-now-being-used-in-ukraine[↩]
- https://www.airwar.ru/weapon/avz/x-59.html[↩]
- Актуальные вопросы исследований в авионике: теория, обслуживание, разработки [текст]: Сб. науч. ст. по материалам докл. VII Международной НПК «АВИАТОР» (13 – 14 февраля 2020 г.): – Воронеж: ВУНЦ ВВС «ВВА», p.314.[↩]
- https://www.key.aero/article/russia-moves-make-sukhoi-su-34-deadlier-amidst-war-ukraine[↩]
- Michael Kofman, Anya Fink, Dmitry Gorenburg, Mary Chesnut, Jeffrey Edmonds, and Julian Waller, Russian Military Strategy: Core Tenets and Operational Concepts, CNA, 2021[↩]
- Stima a partire da varie fonti. Le principali: The International Institute for Strategic Studies (IISS), The Military Balance 2022, Routledge, e Tom Cooper, Adrien Fontanellaz, Milos Sipos, “War in Ukraine: Volume 6 – The Air War February – March 2022”, Helion & Company, 2024[↩]
- Michael Kofman, “Russian airpower in context – The first year of the war”, in Dag Henriksen and Justin Bronk, “The Air War in Ukraine – The First Year of Conflict”, Routledge, 2025[↩]
- Perdite confermate visivamente e/o da altre fonti aperte (es., obituari), aggregate da The Military Watch, 2022-2025 Russo-Ukrainian War aircraft losses[↩][↩][↩]
- https://t.me/mod_russia/22158[↩]
- Rapport d’information fait au nom de la commission des affaires étrangères, de la défense et des forces armées (1), sur la défense antimissile balistique, Sènat session extraordinarie de 2010-2011[↩]
- https://x.com/GuyPlopsky/status/1850402644650570213[↩]
- Stime basata su video geolocalizzati durante il conflitto[↩]
- Calcolo sui bollettini delle Forze Armate Ucraine, aggregati da https://t.me/oko_gora e https://t.me/m0nstas, più interviste a Umerov e Zelensky. [↩]
- I bombardieri Su-34 sono armati con 2-4 bombe plananti. Tale carico è influenzato dalla distanza dell’obiettivo e dal peso delle bombe impiegate: 4 ordigni plananti da 500kg sembrano essere la combinazione più impiegata.[↩]
- https://x.com/GuyPlopsky/status/1658747702962966528[↩]
- Perdite confermate visivamente e/o da fonti aperte (es., obituari), aggregate da The Military Watch, 2022-2025 Russo-Ukrainian War aircraft losses[↩]
- John Schlight, A War Too Long – The USAF in Southeast Asia 1961-1975, Air Force History and Museums Program, 1996, p.103.[↩]
- John Schlight, A War Too Long – The USAF in Southeast Asia 1961-1975, Air Force History and Museums Program, 1996, p.53.[↩]
- https://balloonstodrones.com/2022/10/19/looking-back-at-iraqi-air-defences-during-operation-desert-storm/[↩]
- https://www.airandspaceforces.com/article/0799watch/[↩]
- https://x.com/RALee85/status/1822285752006230307[↩]
- Stima basata su quantità di lanci di missili da crociera da parte di bombardieri a lungo raggio russi, secondo Syrskyi[↩]
- Un Tu-22M3 precipitato ad aprile 2024 nella regione di Stavropol[↩]
- https://x.com/GuyPlopsky/status/1896193297959592119[↩]