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Il commercio italiano di armi con Israele, dopo il 7 ottobre 2023

Da un anno intero, le forze armate israeliane si macchiano di crimini su larga scala, lasciandosi alle spalle terre e popoli martoriati. Può il nostro paese essere accusato di complicità con il governo Netanyahu?

In seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ed il contestuale inizio di una estesa campagna militare delle forze armate israeliane (IDF) nella Striscia di Gaza, esponenti del governo Meloni hanno inizialmente rivendicato la sospensione di tutti gli invii di armamenti verso Israele, salvo ritrattare di fronte a dati ISTAT provanti il contrario – evidenziati per primi da una inchiesta di Altreconomia.1 Ad essere sospesa è infatti la sola concessione di nuove licenze di esportazione, mentre continuano le consegne relative a licenze già approvate in precedenza: una misura parziale, adottata anche da altri Paesi, che non ha arrestato le forniture di armi ad Israele nei cruciali mesi del conflitto.

Con licenze si intendono le autorizzazioni all’esportazione od importazione di armamenti, che un organo apposito afferente al Ministero degli Esteri – l’Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento (UAMA) – concede a singole aziende. Esse hanno durata di almeno diciotto mesi, e sono prorogabili: la concessione della licenza è strettamente legata, almeno sulla carta, al rispetto di precise e stringenti condizioni da parte dello Stato destinatario.2

Nello specifico, le autorizzazioni non possono essere concesse qualora lo Stato destinatario degli armamenti sia in stato di conflitto armato non difensivo, e nemmeno nel caso esso si trovi in una guerra difensiva ma adotti un uso della forza sproporzionato. Questo richiamo all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite precluderebbe le esportazioni anche qualora lo stato vittima di aggressione operasse occupazione prolungata del territorio dell’aggressore. Limitazioni che, tuttavia, possono essere agevolmente superate in caso di deliberazioni in tal senso da parte del Consiglio dei Ministri in carica – a patto che riscuotano parere positivo dalle Camere – o persino in maniera automatica, qualora sia necessario rispettare non precisati “obblighi internazionali dell’Italia”. In altre parole, la Legge 185 non ostacola il transito e l’esportazione di armamenti verso paesi alleati, nemmeno qualora questi ultimi siano alle prese con una guerra offensiva, di conquista o con uso sproporzionato della forza.

Anche l’intraprendere guerre che “offendano la libertà di altri popoli” squalificherebbe il destinatario dall’accesso al mercato delle armi italiane, così come l’essere responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, ma solo se certificate da ONU, UE o Consiglio d’Europa. In questo caso, la Legge 185 non consente eccezioni nemmeno verso Paesi alleati, come invece previsto nel paragrafo precedente. Naturalmente, il venir meno del rispetto dei citati criteri da parte dello Stato destinatario causerebbe, sempre sulla carta, la revoca delle autorizzazioni già concesse e la sospensione delle esportazioni.

Il villaggio libanese di Khiam colpito da un attacco aereo israeliano il 23 settembre 2024.
I bombardamenti IDF causarono circa 500 morti in quel solo giorno. 3 Rabih Daher/AFP via Getty Images

Il lettore potrà ponderare, oltre ai gravi aspetti morali, se e quanto l’esportazione di armamenti verso l’Israele post 7 ottobre possa violare norme e spirito della Legge 185. Quanto all’organo competente, la già citata UAMA, all’indomani dell’offensiva di Hamas ha rivalutato le numerose licenze concesse ad Israele nei mesi ed anni precedenti, finendo per confermarle tutte, sostenendo che nessuna di esse concernerebbe armamenti con possibili ricadute sulla popolazione di Gaza – criterio di giudizio, si noterà, non previsto dalla Legge 185.

Il Governo ha specificato che “La maggior parte delle licenze concesse prima del 7 ottobre sono state interamente esaurite. Per le licenze che presentavano residui non utilizzati, si è effettuata una circostanziata analisi tecnica (…) Tale analisi ha mostrato che i materiali residui sono di carattere non letale e non suscettibile di essere direttamente impiegati contro la popolazione civile. Si tratta di casi in cui il residuo da esportare è costituito solo da documentazione tecnica e corsi di formazione, in cui il destinatario finale è situato in Paesi terzi, o relativo a materiali non offensivi”.4 Affermazioni, come vedremo, decisamente sospette.

E’ possibile stabilire in cosa consista l’export di materiale bellico verso Israele dopo il fatidico 7 ottobre? Non è stato rivelato il contenuto di queste licenze: tuttavia, la Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (Anno 2023) – presentata annualmente al Senato – se incrociata con i dati ISTAT relativi alle esportazioni verso Israele nell’ultimo trimestre del 2023, fornisce informazioni preziose, capaci di mettere fortemente in dubbio la versione governativa.

Il porto yemenita di Hodheida colpito da caccia F-35 e F-15 dell’aviazione israeliana.
L’attacco del 20 luglio 2024 provocò 14 morti, 6 dispersi e più di 90 feriti.

Un primo sguardo ai soli dati ISTAT5 è sufficiente a rivelare la continuazione, negli ultimi tre mesi del 2023, dell’export di armamenti e componentistica ad uso militare verso Israele. Da ottobre a dicembre 2023, dal territorio italiano sono state esportate “armi e munizioni” in Israele per un valore di 2,1 milioni di €, di cui 1,1 milioni relativi ad armi e munizioni da guerra – identificabili perché oscurati nei dati ISTAT, ovvero non indagabili in maggiore dettaglio. Nel medesimo 4° trimestre del 2023, risultano esportati verso Israele 14,6 milioni di € di prodotti e componentistica aerospaziali, tra cui una larga parte, 12,5 milioni di €, oscurata e verosimilmente largamente riferita a materiale per scopi bellici.

Le suddette esportazioni non si sono arrestate con il nuovo anno: da gennaio a giugno 2024, 5,5 milioni di € di armi e munizioni (di cui 5,2 milioni di € di armi e munizioni da guerra) e 16,7 milioni di € di prodotti e componenti aerospaziali (di cui 14,4 milioni di € oscurati) sono stati esportati verso Israele. Notevole è la differenza relativa al commercio con un altro paese in guerra ma realmente sanzionato, la Russia, verso cui le esportazioni in tali categorie merceologiche sono, nel medesimo periodo, praticamente nulle.

A causa dell’oscuramento volto a celare le aziende di provenienza delle merci sensibili, i soli dati ISTAT non consentono di identificare nel dettaglio quali armamenti e componenti ad uso bellico siano stati esportati – e, di conseguenza, se essi abbiano possibili ricadute sulla martoriata popolazione di Gaza.

La Relazione annuale al Senato, relativa al 2023 6, offre informazioni molto più dettagliate, ma sempre concepite per tutelare la segretezza riguardo le esportazioni di armamenti: sono elencate in dettaglio tutte le licenze, o autorizzazioni all’esportazione, concesse dallo Stato alle singole aziende, con descrizione del materiale esportato, quantitativo di pezzi coperto dalla licenza, e persino lo stato di utilizzo della licenza – ovvero quante delle merci coperte dalla licenza sono state esportate nell’anno, e se la licenza sia stata esaurita oppure no. Tuttavia, non è rivelato quale sia il paese destinatario di queste licenze. E’ inoltre presente una lista delle aziende che hanno ricevuto pagamenti relativi a licenze d’esportazione di armamenti, dove è indicato l’ammontare delle transazioni e il Paese destinatario degli armamenti: in questo caso, però, è occultato il contenuto delle licenze per le quali sono state effettuate tali transazioni. In sostanza, la Relazione annuale non permette, da sé, di collegare il contenuto delle esportazioni con il Paese utilizzatore.

Solo incrociando Relazione e dati ISTAT, e conoscendo quali sistemi d’arma e componenti di fabbricazione italiana sono in servizio nelle forze armate israeliane, è possibile individuare i probabili armamenti in questione. Analizziamo brevemente i casi sospetti.

Nel 2023 figurano due modeste transazioni, per materiale di utilizzo israeliano, a favore della Secondo Mona, ditta in provincia di Varese – dove l’ISTAT registra un notevole export aeronautico verso Israele nel 4° trimestre. La Secondo Mona ha licenze attive per l’esportazione di parti di F-35 e C-130J, velivoli in servizio in numerosi Paesi, tra cui Israele.

Un F-35 del 140° Squadrone israeliano fotografato mentre viene approntata una bomba guidata GBU-31 da 900kg.7

Diversi e ingenti i pagamenti per Leonardo nel 2023, relativi a materiale bellico diretto in Israele. L’azienda ha licenze attive per l’export di cannoni e munizioni navali da 76mm, e velivoli M346 – armamenti adottati da varie forze armate, tra cui l’IDF. Leonardo ha inoltre riparato materiale israeliano durante l’anno, possibilmente addestratori M346. Poiché il conglomerato ha varie sussidiarie e ha sede a Roma, dove risiedono numerose altre aziende del settore, i dati territoriali ISTAT non sono di grande aiuto nel confermare un prosieguo dell’export dopo il 7 ottobre.

La O.M.A. di Foligno, nel 2023, ha ricevuto un pagamento per materiale diretto in Israele: l’azienda ha varie licenze attive per l’esportazione di parti di F-35, nessuna delle quali risulta essere stata esaurita nel corso dell’anno. Nel 4° trimestre del 2023, la provincia di Perugia ha visto un significativo export aeronautico verso Israele.

Nel 2023, la RWM – filiale Rheinmetall con sede a Ghedi – ha ricevuto denaro relativo ad una licenza di export in Israele, paese verso cui, secondo l’ISTAT. la provincia di Brescia ha esportato armamenti nel 4° trimestre. Risultano attive licenze per bombe aeree, munizioni d’artiglieria da 155mm e droni suicidi HERO, armamenti impiegati (anche) dall’IDF.

Anche la milanese A.S.E. ha ricevuto pagamenti relativi a licenze di export e riparazione per materiale destinato a Israele durante il 2023. L’azienda produce droni Heron e addestratori M346, ambedue in servizio IDF: quasi nessuna delle licenze attive relative ad essi risulta essere esaurita. Nel 4° trimestre, l’export aeronautico milanese verso Israele è lievitato.

Un drone Heron israeliano sorvola Gaza, fotografato da miliziani palestinesi poco prima dell’abbattimento. Giugno 2024.8

La lecchese Invernizzi Presse ha licenze attive per l’esportazione di macchinari per la fabbricazione di munizioni leggere: nel 2023, figura una transazione per materiale destinato ad Israele – paese verso cui l’ISTAT, nel 4° trimestre, rileva notevoli export di armamenti dalla provincia di Lecco.

La Aerea di Como ha attive licenze per l’export di parti di F-35: anch’essa, nel 2023, ha ricevuto una transazione per materiale destinato in Israele. Secondo l’ISTAT, la provincia di Como ha registrato un modesto export aeronautico nel 4° trimestre.

L’offuscamento dei dati rende difficile verificare quali, tra i casi citati, siano gli armamenti effettivamente esportati verso Israele dopo il 7 ottobre. Tuttavia, la Relazione e i dati ISTAT lasciano pochi dubbi riguardo una significativa continuazione dell’export di armamenti – esportazioni che, con ogni probabilità, coinvolgono diversi dei sistemi d’arma evidenziati incrociando i dati.

Gli F-35 israeliani, oltre a fornire deterrenza da interventi stranieri, hanno preso attivamente parte ai raid su Gaza – mostrando, secondo l’IDF, particolare efficacia nell’impiego delle bombe guidate più pesanti, da 900kg 9 – oltre che agli attacchi su Yemen 10, Libano 11 e Siria. 12 Componenti italiani sono presenti in ogni F-35 costruito,13 mentre per la manutenzione i caccia israeliani attingono al pool di parti di ricambio in comune tra i paesi partner, rifornito anche da aziende italiane.14 Il ruolo italiano nell’impiego israeliano degli F-35 è quindi certificato ancor prima di indagare le licenze attive dopo il 7 ottobre 2023 – le quali, come abbiamo visto, coinvolgono numerose aziende della penisola.

Bombe guidate GBU-31 dell’aviazione israeliana: un F-35 è visibile alle spalle. Ottobre 2023.15

L’impiego dei droni Heron da parte dell’IDF è documentato sin dal 7 ottobre,16 nel ruolo di ricognizione e acquisizione di bersagli, mentre rimane solo plausibile l’utilizzo delle munizioni circuitanti HERO.17 Tuttavia, i componenti dei droni Heron esportati dalle aziende italiane nel periodo in esame potrebbero essere anche stati destinati a paesi europei. Quanto alle macchine per la fabbricazione di munizioni leggere esportate, essere sono naturalmente implicabili nel rifornimento delle brigate IDF entrate a Gaza.

Gli addestratori M346 non prendono direttamente parte alle ostilità, ma formano i piloti IDF impiegati nei bombardamenti, mentre corvette israeliane hanno bombardato Gaza con cannoni e munizioni italiane da 76mm.18 In questi casi, è facile immaginare accordi attualmente in vigore per il supporto pluriennale all’operazione di tali sistemi d’arma, ben compatibili con le licenze emerse dalla nostra indagine.

Una corvetta israeliana bombarda Gaza con cannone e munizionamento da 76mm di produzione italiana.

Le bombe aeree e le munizioni d’artiglieria esportate dalla RWM rappresenterebbero la più diretta partecipazione ai mortiferi bombardamenti della Striscia: d’altra parte, poiché si tratta di armamenti esportati anche in altri paesi, non è oggi possibile stabilire se vi siano state consegne ad Israele dopo il 7 ottobre 2023, che sembrano anzi poco probabili. E’ tuttavia interessante notare come la grande quantità di bombe aeree esportate nel 2023, dei medesimi modelli impiegati dall’IDF e varie aviazioni occidentali, sia particolarmente compatibile con una destinazione d’uso statunitense, a rimpiazzo dell’enorme numero di analoghe bombe USA fornite al governo Netanyahu e impiegate a Gaza.

Le esportazioni militari verso Israele, successive al 7 ottobre 2023, non solamente sono continuate, ma hanno con ogni probabilità trasferito sistemi d’arma aventi ricadute sulla popolazione civile di Gaza, massacrata da mesi di indiscriminate operazioni aeree, terrestri e persino navali dell’IDF. E’ altresì documentato l’impiego di alcuni tra i suddetti sistemi d’arma – in particolar modo degli F35 – nei numerosi bombardamenti condotti in territorio yemenita, libanese e siriano, spesso risultanti in perdite civili.

Le esportazioni dirette non sono gli unici casi dove aziende italiane si trovano implicate con le azioni delle forze armate israeliane. La Leonardo DRS, controllata di Leonardo con sede negli USA, si è recentemente aggiudicata lucrativi contratti con Israele per la fornitura di numerosi rimorchi capaci di trasportare i mezzi pesanti e carri armati Merkava dell’esercito israeliano. Ambedue i contratti, concernenti mezzi critici per il supporto di qualsiasi operazione terrestre dell’IDF, sono stati siglati dopo l’inizio delle operazioni a Gaza – a dicembre 2023 19 e settembre 2024.20 Similmente, la DRS Rada Technologies, azienda operante in Israele e controllata dalla Leonardo DRS, fornisce all’esercito israeliano vari sistemi radar, tra cui spicca il sensore di “Iron Fist” – sistema di protezione attiva per mezzi corazzati, che potrebbe vedere il prossimo debutto sui moderni blindati da trasporto per fanteria Eitan impiegati dall’IDF.21

Una colonna di carri Merkava israeliani diretta verso Gaza, trasportati su rimorchi. 8 ottobre 2023, AFP.

Oltre alle esportazioni, anche le importazioni di armamenti assumono importanza significativa, in quanto finanzianti l’industria bellica israeliana. A tal riguardo, Israele è uno dei più importanti paesi fornenti materiale bellico per le forze armate italiane: il valore delle importazioni dallo Stato ebraico supera quello delle esportazioni verso di esso. Negli anni, l’industria bellica israeliana ha venduto alle forze armate italiane vari sistemi d’arma, tra cui bombe guidate, sensori, missili, radar e proiettili anticarro.22

L’inizio delle operazioni a Gaza il 7 ottobre del 2023, con il progressivo massacro della popolazione civile, non ha impedito al governo Meloni di procedere con l’acquisto di sistemi anticarro Spike prodotti dalla Rafael, una delle maggiori industrie belliche israeliane. Il 28 maggio 2024, la Camera ha approvato il finanziamento dei 92 milioni di € destinati alla azienda israeliana, necessari per assicurarsi la fornitura di quelli che saranno a lungo i principali sistemi anticarro guidati dell’Esercito Italiano. Nello stesso giorno in cui la Commissione Difesa del parlamento italiano approvava l’acquisto dei missili Spike, con la sola opposizione del Movimento Cinque Stelle 23, dozzine di civili palestinesi cadevano sotto le armi israeliane, tra cui 23 persone – uomini, donne e bambini – dilaniate dal fuoco di un carro israeliano mentre si trovavano nel campo profughi di Al Mawasi.24 Sino a quel momento, le autorità sanitarie di Gaza stimavano in 36mila morti e 81mila feriti le vittime causate dalle operazioni dell’IDF nella Striscia.25

Un sistema anticarro Spike di fabbricazione israeliana, in servizio con soldati italiani dell’8 Reggimento Bersaglieri, fotografati durante un’esercitazione in Polonia. 19 aprile 202426

L’importanza materiale dell’export italiano non va fraintesa o esagerata: l’interruzione delle sole forniture italiane non avrebbe pregiudicato lo sforzo bellico israeliano nel 2023-24 e prevenuto le ricadute sui civili – solamente gli Stati Uniti avrebbero, in autonomia, una capacità concretamente coercitiva nei confronti di Israele, di cui hanno invece direttamente e estensivamente supportato e sostenuto lo sforzo bellico. Una sospensione unilaterale delle esportazioni e importazioni di armamenti da parte del governo italiano sarebbe risultata, al più, in costi economici aggiuntivi per il governo Netanyahu, costretto a trovare fonti alternative per il sostentamento o la sostituzione di alcuni sistemi d’arma, così come nuovi clienti per la propria fiorente industria bellica.

D’altra parte, la non vitale importanza economica dell’interscambio commerciale di armamenti con Israele difficilmente avrebbe comportato, in caso di sospensione, irrimediabili conseguenze sul tessuto economico italiano. La scelta di non arrestare forniture e importazioni di armamenti, limitandosi a sospendere la concessione di nuove licenze d’esportazione, si spiega più facilmente con l’evidente intenzione di non pregiudicare le buone relazioni con Israele, confermare la solida collocazione dell’Italia nel blocco atlantico-occidentale, e non ultimo dimostrare l’assoluta affidabilità di industria bellica e forze armate nella compravendita di armamenti. Una sostanziale inazione di fronte a violenze indiscriminate e sempre più estese, tristemente condivisa da gran parte della comunità internazionale.

Il campo profughi di Al Mawasi poco dopo la strage del 28 maggio 2024. Ali Jadallah/Anadolu via Getty Images

Il prezzo da pagare è una non ininfluente collusione morale e giuridica del nostro Paese con le azioni dell’Israele di Netanyahu, la cui enormità le colloca tra la pulizia etnica e il genocidio – accusa, quest’ultima, attualmente giudicata come plausibile dalla Corte Internazionale di Giustizia. Sembra assai improbabile che il futuro giudizio degli storici possa essere più clemente. Quando meno di 80 anni fa il nostro Paese si trovò associato – in maniera incomparabilmente più diretta, estesa e volontaria – con orrori per alcuni versi simili, seppur su scala maggiore, ad essere massacrato era, primo tra gli altri, il popolo ebraico: una crudele ironia della Storia.

FONTI E NOTE

  1. https://altreconomia.it/litalia-ha-esportato-armi-e-munizioni-verso-israele-dopo-il-7-ottobre-i-dati-dellistat/[]
  2. https://presidenza.governo.it/ucpma/doc/legge185_90.pdf[]
  3. https://www.npr.org/2024/09/23/nx-s1-5123377/israel-lebanon-hezbollah-fighting[]
  4. https://primalecco.it/attualita/esportazione-di-armi-e-munizioni-in-israele-lecco-e-la-prima-provincia-italiana/[]
  5. https://www.coeweb.istat.it/default2.htm[]
  6. https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/docnonleg/48897.htm[]
  7. https://x.com/GuyPlopsky/status/1742080527648383480/photo/1[]
  8. https://x.com/Currentreport1/status/1806242558911320220/video/1[]
  9. https://theaviationist.com/2023/11/07/israeli-f-35i-cas-gaza/[]
  10. https://theaviationist.com/2024/07/20/israeli-air-force-air-strike-yemen/[]
  11. https://theaviationist.com/2024/08/26/israeli-f-35-over-lebanon-video/[]
  12. https://www.ndtv.com/world-news/at-least-5-killed-in-israel-attack-on-iran-consulate-in-syria-5354140[]
  13. https://news.lockheedmartin.com/2017-05-05-First-Italian-Built-F-35B-Rolls-Out-of-Cameri-Production-Facility[]
  14. https://docs.google.com/spreadsheets/d/1k3EJcnqjwCTpgHNZqOEhhvFm5G15KOHhX2LSwAOjI2U/edit?gid=0#gid=0[]
  15. https://x.com/GuyPlopsky/status/1711881532179452286/photo/1[]
  16. https://euro-sd.com/2024/02/sponsored-content/36269/heron-uav-impact-iron-swords/[]
  17. E’ documentato l’impiego dei droni suicidi HERO precedentemente al 7 ottobre: https://x.com/Defensa_Israel/status/1664901333671981056[]
  18. https://youtu.be/fHHly-eFkmo?feature=shared[]
  19. https://www.janes.com/osint-insights/defence-news/land/us-approves-tank-trailers-for-israel[]
  20. https://www.dsca.mil/press-media/major-arms-sales/israel-heavy-duty-tank-trailers[]
  21. https://www.drsrada.com/blog/israeli-ministry-of-defense-selects-iron-fist-aps-which-includes-radas-compact-hemispheric-radars[]
  22. https://www.sipri.org/databases[]
  23. https://www.camera.it/leg19/824?tipo=C&anno=2024&mese=05&giorno=28&view=&commissione=04&pagina=data.20240528.com04.bollettino.sede00020.tit00010#data.20240528.com04.bollettino.sede00020.tit00010[]
  24. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2024/08/israel-opt-israeli-attacks-targeting-hamas-and-other-armed-group-fighters-that-killed-scores-of-displaced-civilians-in-rafah-should-be-investigated-as-war-crimes/[]
  25. https://en.wikipedia.org/wiki/Timeline_of_the_Israel%E2%80%93Hamas_war_(7_May_%E2%80%93_12_July_2024) []
  26. https://www.difesa.it/smd/news-italia/8-reggimento-bersaglieri-in-addestramento-in-polonia/51280.html[]
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